Le abbiamo chiesto di dare sfogo alla sua identità dopo i morti e la devastazione vissuta e subita dalla sua terra d’origine, la Sardegna. Giorgia Bellitti vive, lavora e scrive in Abruzzo da anni. Ci ha scelto per amore, per affinità, appartiene alla nostra terra e la sintetizza nei suoi libri con il sangue e l’aria sarda che le scorrono nelle vene e che le riempiono i polmoni. E il suo sfogo è questo, lo condividiamo con voi ringraziandola per averci concesso la sua emozione e sperando, come lei, in un futuro in cui la prevenzione prenda il posto della conta di morti e danni.

Giorgia Bellitti
Faccio fatica a scrivere, a concentrarmi sulle parole quando ho ancora fresche alcune immagini di devastazione e sento ancora forte e bruciante la rabbia. Faccio fatica a credere che l’acqua, bene prezioso e anelato in una terra come la Sardegna, sia stata rea di tanta distruzione. L’acqua accoglie i bagnanti e bagna le casse del turismo; l’acqua, spesso razionata, disseta persone e campi arsi dal sole; l’acqua spegne gli incendi che spesso devastano la mia terra; l’acqua allaga, travolge, distrugge, isola ancor di più la mia isola.
Eppure l’acqua è sempre acqua! Allora forse è ora di svegliarsi e di incominciare a considerare la Sardegna per quel che è e che vale. Non credo di essere patriottica se mi offendo quando veniamo considerati solo da maggio a settembre come destinazione balneare; la Sardegna e il popolo sardo sono molto di più. Non voglio più appartenere allo stereotipo del POETTO, PORCEDDU, AJO’ e qualche parolaccia tipica; basta! La cosa triste però è che spesso siamo noi stessi a svendere la nostra terra, svilendola e mal rappresentandola.
La Sardegna è la terra dei sardi, che dovrebbero riprendersela e toglierla agli amministratori che speculano e promuovono facili ricavi. Basta con le logiche di brevissimo periodo, basta con le lottizzazioni selvagge e i condoni da quattro soldi. Bisogna iniziare a edificare l’educazione, il senso civico, il rispetto per la propria terra e per gli equilibri. Sono stufa di vedere sfilare il carro del vittimismo e del buonismo; stanca di sentire l’esercito dei se e dei ma che avanza a discapito della prevenzione; e ora ci sarà anche chi costruirà la propria campagna elettorale sulla ricostruzione. Nulla di tutto ciò ridarà la vita ai morti, la serenità e la casa agli sfollati, i greggi ai pastori, i campi agli agricoltori, le strade alla viabilità; la prevenzione e la programmazione forse avrebbero evitato o limitato i danni.
Permettetemi una precisazione doverosa : “sardo” è colui che lotta per la propria terra, colui che piange per e con essa, colui che s’indigna quando essa viene oltraggiata, e non basta un estratto di nascita per rispondere a questo richiamo ancestrale. Coloro che si definiscono sardi solo in alcuni momenti propizi e pubblicizzati, coloro che vendono le nostre coste, coloro che insabbiano inchieste e omettono controlli, beh, quelli per me rispondono ad un’altra definizione, che non si trova alla lettera S del dizionario.
Giorgia Bellitti, scrittrice