L’idea è quella di veder esplodere la storia e il sapore dei Maccheroni alla Chitarra made in Abruzzo dentro e fuori i confini regionali e nazionali. L’Ordine dei Cavalieri dei Maccheroni alla Chitarra in Abruzzo qualche mese fa è nato per questo e oggi fa la sua prima uscita convegnistica per chiarire il concetto e responsabilizzare 10 nomi che ognuno per il suo campo si occupano delle eccellenze enogastronomiche abruzzesi, o lo sono. All’Aurum di Pescara, l’Ordine ha celebrato il suo primo convegno, lanciato la sua prima campagna promozionale per la tutela del piatto re della gastronomia dell’anima abruzzese e aperto le porte a iniziative, idee, evoluzioni di un progetto nato per parlare di qualcosa che ci appartiene, da secoli.
Un prezioso excursus, sia lungo la storia della chitarra regionale, che sui simboli, i significati, l’idea di farne ufficialmente il piatto regionale per eccellenza, in modo da poter portare fuori dai confini un’immagine storica e identitaria dell’Abruzzo a tavola. Il convegno che ha preceduto i diplomi è stato ricco di spunti in tal senso. Tecnici, come quello di Leonardo Seghetti, enogastronomo e docente ITAG Ulpiani che ha spiegato come si muoverà l’Ordine per il disciplinare dei maccheroni: “E’ necessario stabilire dei parametri per fissare l’immagine della chitarra abruzzese per tutelarla dalle altre ed evitare iniziative pregiudizievoli del suo innato valore: lunghezza, spessore, farine, vanno recuperate quelle dell’origine perché l’operazione scia completa. Una volta costruito tutto questo, la chitarra diventa un patrimonio di tutti: di chi vorrà usare i parametri per cucinarla nel suo ristorante, per quanti vorranno prepararla in casa, secondo l’antica ricetta, per i tanti talenti giovani dell’enogastronomia abruzzese che dovranno essere i testimoni di domani, dovranno rappresentarne il futuro”. In sala una nutrita schiera di ragazzi dell’Ipssar De Cecco di Pescara, pronti a raccogliere sfida e testimone, oltre al mondo enogastronomico, vivacissimo sulle modalità di assimilazione del disciplinare che verrà e nel richiedere una sorta di “marchio” che contraddistingua la chitarra “vera” da quella non disciplinata, che ha trovato i Primi Cavalieri un po’ freddini nell’accoglierla. “No, perché questa chitarra deve essere di tutti, la nostra operazione serve a questo – spiega Giuseppe Tinari, il presidente dell’Ordine e chef di Villa Majella tutt’altro che geloso della ricetta delle sue chitarre – Quello che ci interessa è che questo piatto venga tutelato, che diventi nostro, nel senso che ci appartenga di più e rappresenti l’immagine della nostra cucina. Stiamo pensando ai prossimi passi da fare, fra cui quello di farci realizzare una chitarra per fare la pasta secondo gli antichi parametri. Quella arricchirà la nostra impresa, aprendo anche un pittoresco settore di merchandising per sostenere le iniziative dell’Ordine”.
Due le ricette DOC, per ora, Chitarra al sugo di agnello e con le pallotte al sugo delle tre carni, come si fa nel teramano, ma: “Ognuno la faccia come vuole – sottolinea il delegato della Federazione Italiana Cuochi, il presidente della Unione Cuochi Abruzzesi Andrea Di Felice – Ma la faccia, a mano, come le donne abruzzesi, mogli e mamme facevano un tempo. Il suo valore aggiunto è questo. Abbiamo scelto due ricette perché dovevamo partire da una base che fosse la più famigliare possibile a tutto l’Abruzzo, quindi il sugo di agnello e quello alle tre carni, arricchito dalle pallotte, specifico del teramano. Ma la chitarra del futuro può essere in tanti modi, magari anche dolce! Sta ai giovani stabilirlo”. Una linea confermata da Lorenzo Pace, anima dell’Associazione Provinciale Cuochi di Pescara, motore dell’evento: “La chitarra c’è, è un’idea e un pezzo della nostra storia, ognuno la faccia come vuole, questo è il nostro primo passo, ne seguiranno altri e li condivideremo tutti!”
Una storia esoterica, simbolica, identitaria, oltre che antropologica, quella affidata al professor Gabriele Di Francesco, sociologo dell’alimentazione e docente presso l’Università d’Annunzio: “Gli ingredienti, il modo di farlo – ha esordito – i poteri taumaturgici affidati ad alcuni piatti e ricette fanno parte del nostro immaginario collettivo e della nostra storia non solo enogastronomica e segnano l’importanza e il valore che questo piatto avrà nel futuro”. Un valore altissimo, stando alla ricerca fatta dalla sua Facoltà e anticipata al convegno, sulle abitudini alimentari degli abruzzesi: “Un campione di 500 interviste realizzate nel 2012, da cui emerge sia il modo in cui gli abruzzesi si relazionano al cibo, sia dove lo consumano, se sono parte attiva in cucina. I risultati parlano di un ruolo ancora fondamentale delle donne, specie per la realizzazione di piatti tipici, di abitudini volte ad un consumo fuori casa in aumento, ma di una grande affezione alle ricette tipiche abruzzesi, più spiccata negli uomini che nelle donne, chitarra compresa. La ricerca è in via di completamento, la presenteremo presto, unendola ai nostri studi su cibo e salute”.
Qualche dato per sommi capi: il 49,11 per cento degli intervistati consuma 3 pasti al giorno (sono maschi) il 42 è femmina, il 40,58 (maschi) si ferma a 2, il 26,79% a più di tre (femmine); il pasto principale per tutti è il pranzo: 54,35% (maschi) 50% (femmine), per il 39,86 e 25% invece è la cena; il 36, 61 per cento di uomini mangia a pranzo fuori casa, di cui il 32, 61 almeno die volte a settimana, 18,75 e 30,36 le due percentuali girate al femminile; si mangia per lo più in bar/tavola calda, chi può, al ristorante, chi no anche in kebabberia; il 48,55 per cento dei maschi e il 37,50 per cento delle femmine consuma prodotti tipici abruzzesi; alla domanda chi cucina in casa: madre il 45,65 per cento, moglie il 42,03, compagna il 12,32, me stesso/a il 68,75% con una bella fetta anche di mariti chef, il 39,29%; ed ecco cosa preparano: per la maggiore vanno le bottiglie di pomodoro, il 68,40%; maccheroni alla chitarra il 66,40% e i caggionetti a Natale il 55,20, a seguire pizza dice, marmellata d’uva, pallotte caio e ove, salumi, olive in salamoia e persino ventricina! Chi prepara le bottiglie? Stupite: tutta la famiglia il 25%, moglie il 20% e madre il 37% l’intervistato il 13,81%. I caggionetti, invece, sono affidati a madri, 42,67 per cento o self made al 18%. Siamo alla chitarra: i maccheroni li prepara mammà: 45,10 per cento per gli uomini, 42,47 per le femmine intervistate , oppure la moglie, il 27% oppure da sé il 39,73 per cento.
Veniamo ai diplomati presenti che potete vedere in foto. Ecco i nomi: gli chef Nicola Vizzarri, Nadia Moscardi, Pino Finamore, Gialuca Sergiacomo, William Zonfa, Alessandra Speranza, l’Accademico Mimmo D’Alessio, i giornalisti Massimo Di Cintio e Jolanda Ferrara, Nicola Tantimonaco.