Dalla “Pomarola” del Brasile all’ olio “Pompeian” del Maryland fino alla “provoleta” argentina, al salame Napoli del Nordamerica e addirittura il kit inglese per fare in casa la mozzarella. Non c’è tregua per il food made in Italy e i prodotti a rischio della dieta Mediterranea che Coldiretti ha esposto ad Acciaroli, centro dove visse per circa 40 anni Ancel Keys, lo scienziato americano che la “inventò, in occasione della prima Summer School sul Made in Italy promossa da Coldiretti Giovani Impresa e in collaborazione con l’Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare. Il programma di lezioni ha dedicato la chiusura proprio alla presentazione dei casi più eclatanti di cibi italiani contraffatti scovati nei diversi continenti.
“A quasi quattro anni dall’iscrizione della dieta mediterranea nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco – sottolinea Coldiretti – si sono moltiplicati i casi di pirateria alimentare con la diffusione di prodotti che nulla a che fare con la realtà produttiva nazionale ma che utilizzano impropriamente nomi, immagini, colori e paesaggi. Si tratta di un danno insostenibile per l’economia, l’occupazione e l’immagine”. Dalla prima Summer School sul Made in Italy promossa dalla Coldiretti è emerso che la contraffazione e la falsificazione dei prodotti alimentari Made in Italy vale nel mondo circa 60 miliardi di euro e costa quasi trecentomila posti di lavoro.
Per combattere gli inganni a tavola, il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo auspica “un accordo sul commercio internazionale nel Wto per la tutela delle denominazioni dai falsi. E inoltre necessario fare chiarezza a livello nazionale ed europeo, estendendo a tutti i prodotti l’obbligo di indicare in etichetta l’origine dei prodotti alimentari”.