Nel 2012 le famiglie hanno speso molto meno per abbigliamento, arredamento e cultura. Alla spesa per generi alimentari e bevande viene destinato, in media, il 19,4% della spesa totale, quota in aumento rispetto al 2011 (19,2%). Tale aumento – rileva l’Istat – si osserva soprattutto nelle regioni centrali, dove la spesa alimentare arriva a rappresentare il 19,3% della spesa totale (era il 18,4% nel 2011); mentre è nel Mezzogiorno che, ancora una volta, si osservano i valori più elevati (25,3%).
Nel 2012 aumenta, dal 53,6 al 62,3, la percentuale di famiglie costrette a mettere in atto strategie di contenimento della spesa, riducendo la qualità e/o la quantità di almeno uno dei generi alimentari acquistati, anche per fronteggiare l’aumento dei prezzi (+2,5%); questa percentuale, nel Mezzogiorno, supera il 70%. In aumento le famiglie che scelgono gli hard discount per l’acquisto di generi alimentari (dal 10,5% del 2011 al 12,3% nel 2012), a scapito prevalentemente di supermercati, ipermercati e negozi tradizionali. Nel Mezzogiorno la percentuale di famiglie che acquista almeno un genere alimentare presso gli hard discount raggiunge il 14,6% (era il 13,1% nel 2011), ma è nel Nord che si osserva l’incremento più consistente (dall’8,5% al 10,9%).
Crescono, ancora una volta anche per effetto degli aumenti dei prezzi (rispettivamente +12,5% per energia elettrica, gas e altri combustibili, +15,4% per carburanti), le quote di spesa destinate ai combustibili e all’energia (dal 5,2% al 5,6%) e ai trasporti (dal 14,2% al 14,5%). Questi ultimi registrano aumenti generalizzati sia nel pubblico sia nel privato; l’unica eccezione è rappresentata dalla spesa per la benzina che diminuisce a seguito della riduzione della percentuale di famiglie che l’acquistano.
Tra il 2011 e il 2012 risulta in contrazione, su tutto il territorio nazionale (e in particolare nel Mezzogiorno), la quota di spesa destinata all’abbigliamento e alle calzature: dal 5,4% si scende al 5,0%, nel Mezzogiorno dal 6,6% al 5,7%. In quest’ultima ripartizione, quasi il 22% delle famiglie (contro il 16,7% osservato a livello nazionale) dichiara di aver diminuito, rispetto all’anno precedente, la quantità di vestiti e scarpe acquistati e di essersi orientato verso prodotti di qualita’ inferiore; l’acquisto sempre piu’ spesso si fa al mercato e la relativa quota di famiglie sale dal 12,4% al 17,0% (dall’11,1% al 13,6% a livello nazionale).
Continua a scendere la parte di spesa destinata all’acquisto di arredamenti, elettrodomestici, servizi per la casa (dal 5,4% del 2010, al 5,1% del 2011, al 4,8% del 2012), in particolare si limitano le spese per gli elettrodomestici meno indispensabili (lavastoviglie, apparecchi per le pulizie, condizionatori), per i mobili e per il personale domestico.
In progressiva diminuzione anche la quota di spesa destinata al tempo libero e alla cultura (dal 4,4% del 2010, al 4,2% del 2011, al 4,1% del 2012); le famiglie riducono in particolare la spesa per cinema, teatro, giornali, riviste, libri, giocattoli, lotto e lotterie, acquisto e mantenimento di animali domestici. Solo le spese per la pratica sportiva e per gli abbonamenti a televisione, radio e internet non mostrano decrementi.
In lieve diminuzione le percentuali di spesa destinate alla cura della salute (dal 3,7% al 3,6%), soprattutto nel Mezzogiorno (dal 3,6% al 3,4%), a seguito della riduzione delle spese per i medicinali, per le visite specialistiche e per il dentista; tengono ancora le spese per analisi cliniche ed accertamenti diagnostici e quelle per infermieri e fisioterapisti.