Insieme per tutelare e proteggere un’eccellenza abruzzese, l’aglio rosso di Sulmona. Salvare dall’estinzione, anche se oggi l’operazione può dirsi brillantemente riuscita, salvarsi dall’alienazione, passando il tempo facendo qualcosa di utile per la comunità, per sé stessi e per la propria regione. Nasce da questo la collaborazione tra Regione Abruzzo e il Carcere di Sulmona, che diventa una convenzione formale, in nome della tutela e promozione dell’aglio rosso di Sulmona, dei cui semi, il carcere, può dirsi a tutti gli effetti “produttore”.
“Questa convenzione per questo aspetto particolare, legato alla produzione, infatti ci rende veri e propri pionieri – annuncia l’assessore regionale all’Agricoltura Mauro Febbo presentando la firma della convenzione – Sono tante in Italia le collaborazioni fra enti e istituti di pena, alla luce soprattutto del decreto svuota carceri che dovrebbe alimentare iniziative di reinserimenti e rieducazione sociale e non solo dei detenuti. La nostra convenzione arriva dopo una collaborazione rodata, che va avanti da tempo perché la troviamo costruttiva, sia per un ente che amministra il territorio qual è la Regione, sia per uno che deve riportare tante vite su percorsi diversi, perché segnate da reati anche gravissimi nel loro corso”. Così il carcere e le attività che la direzione alimenta già da tempo con detenuti di lungo corso, e con altri che devono scontare pene più leggere.
“Oltre la pena l’ozio, il non fare nulla è uno dei mostri contro cui un detenuto deve combattere – dice il direttore Massimo Di Rienzo – Perché, a prescindere dall’idea che ognuno di noi ha sulle pene detentive, queste si traducono nella maggior parte dei casi in tempo speso dentro una struttura che può diventare alienante, soprattutto perché gli ergastoli in Italia si scontano e 30 anni di vita senza scopo sono durissimi da passare e da sostenere anche per la comunità. Per questo rendiamo il tempo in carcere utile a qualcosa, per rimotivare persone che devono essere reinserite, a fine pena, in un contesto anche lavorativo, che nello specifico è quello agricolo, ma che conta come esperienza e competenza”. Così, da qualche anno ci sono tre ettari di terreno fuori dalle mura carcerarie, dove detenuti con pene più leggere scontano il tempo che li separa dall’uscita e altri appezzamenti, entro il perimetro del carcere, dove invece lavorano gli ergastolani, 12, divenuti “agricoltori custodi” dell’aglio rosso di Sulmona, uno dei prodotti ufficiali nell’elenco nazionale delle tipicità e di altre sementi.
“I detenuti piantano i bulbi di aglio che servono a produrre i semi che vengono consegnati direttamente al Consorzio di Tutela dell’Aglio Rosso di Sulmona – illustra Antonio Ricci, motore regionale della convenzione, parte del consorzio e nome storicamente legato all’attivismo ambientalista abruzzese – Per questa ragione li abbiamo voluti “custodi” di
questa tipicità e per questa ragione loro non producono aglio, ma semi, essenziali perché l’ecotipo vada avanti. E loro fanno un lavoro doppiamente importante: fanno andare avanti la biodiversità e la promuovono economicamente, perché dietro l’aglio c’è un consorzio che racconta un territorio, che ne esprime il potenziale e che attraverso la vendita online, porta l’aglio rosso oltre i confini regionali e nazionali”.