L’anno scorso hanno provato ed era venuto benino. Quest’anno lo hanno proprio fatto ed è venuto davvero buono l’olio solidale prodotto da Laad, Agbe e Missione Possibile. Un olio speciale per tante ragioni. La prima: non si compra, ma si può sostenere, perché in verità l’olio è un progetto più che un prodotto. La seconda: rimette in circolo energie vitali di persone e frutti. Già, perché per farlo si impiega una forza lavoro che avrebbe altrimenti poche chance nella società civile, ma tanto bisogno di esser reinserita. E si tratta di un lavoro che altrimenti andrebbe perso, perché vengono colte le olive che restano attaccate agli alberi appena dopo la raccolta, decine di quintali, divenute un olio di grande sapore grazie all’idea delle associazioni.
“Avevamo bisogno di dare lavoro ai nostri ragazzi, un lavoro che fosse significativo”, illustra Gianni Cordova, fondatore della Laad, la Lega Abruzzese Anti Droga che dal 1991 affronta disagio sociale, dipendenze, uso di droghe in una roccaforte preziosa e attiva, la comunità di recupero che si trova per scelta dentro la città di Pescara, questo perché tra il mondo di dentro distrutto dallo “sballo” e il mondo di fuori dove tornare ricostruiti non ci siamo distanze, nemmeno simboliche. Un equilibrio legato a un filo, un filo d’olio in questo caso.
“Siamo stati supportati dalla società cooperativa Capo di Pianella – riprende Cordova – ma siamo andati noi a cogliere e a fare materialmente il lavoro. Abbiamo raccolto le olive dai campi di Moscufo, Loreto e Pianella e le abbiamo date al frantoio per la molitura e confezionamento. Bisognava fare presto per avere un buon prodotto, anche se contavamo sul fatto che appena passato il periodo pare che l’olio sia più buono, ma è questione di momenti, bisogna raccoglierlo prima che sia tardi. E così pare, ci dicono gli esperti. Perché il risultato è un olio di grande qualità, ancora più saporito perché sostiene i nostri progetti e ci rende autonomi e ci consente di riattivare percorsi professionali nel mondo esterno alla comunità”.
Ci hanno lavorato in 20 sotto gli ulivi. In tanti ora provvedono a ché l’olio diventi popolare, arrivi ai palati del mercato con il suo messaggio integro e condiviso. “Il lavoro sull’olio recupera beni preziosi, a partire dalle olive che restano, ad arrivare a umanità che devono essere rimesse in gioco, come le olive – spiega – Bella anche la rete di collaborazione che c’è dietro l’olio: con l’Agbe (Associazione Genitori Bambini Emopatici) e l’associazione Missione Possibile di Montesilvano che aiuta l’infanzia africana portando acqua nei villaggi più remoti. Una bella sinergia, insomma. Che grazie all’olio si allarga. Infatti come Laad abbiamo una “sorella” in Canada nata nel ’94 vicino Toronto, da lì ci hanno chiesto metà dell’olio prodotto per commercializzarlo e utilizzare gli introiti a sostegno dei nostri progetti. Stiamo studiando anche altri orizzonti, perché è un olio competitivo, dal valore economico di 6,50 euro al litro che misura il nostro lavoro in latte da 3 o 5 litri, ma che non è un prezzo di vendita, perché questo olio ci sostiene, venendo in comunità a farlo proprio”.
Olio di recupero, quindi, ma diversi tipi di recupero: “innanzitutto delle persone, perché lo consente attraverso il lavoro, quindi nobilmente – conclude Cordova – Poi verso il territorio, perché in tempi come il nostro non può andare buttato niente. Olive comprese. E cercare questo tipo di recupero conviene, il nostro olio lo dimostra perché la qualità è davvero ottima! E poi recupero sociale, perché un progetto di questo genere apre nuovi sbocchi al mercato locale, nazionale e anche internazionale”. Un mercato fatto di cultivar, di Igp, di Dop, che sono tasselli del valore di un territorio. Ma che creano anche un altro genere di ricchezza, quella che rende quest’olio unico e speciale, un olio “integrato”: l’eccezione vera che conferma la regola dell’eccellenza enogastronomica abruzzese.