“Elevare a Docg il Montepulciano d’Abruzzo nella tipologia Riserva con un adeguato disciplinare che preveda vinificazione e imbottigliamento in zona: questa sarebbe una opportunità per ridimensionare l’attuale grande problematica derivata dal fatto che il Montepulciano si può imbottigliare fuori regione a danno del sistema abruzzese nel duplice aspetto economico e sociale”. E’ la proposta del presidente di Coldiretti Abruzzo, Domenico Pasetti, a margine del seminario che si è tenuto stamani, a San Giovanni Teatino (CH), sul tema “L’Abruzzo del vino, dalla riforma al mercato “, organizzato per illustrare prospettive e cambiamenti di un settore sempre più dinamico e prezioso per l’economia regionale. Una proposta che permetterà all’Abruzzo di riappropriarsi del valore del prodotto principale della vitivinicoltura regionale a fronte di dati che vedono, purtroppo, il vino più prestigioso imbottigliato solo per un terzo sul territorio regionale.
“La denominazione di origine controllata e garantita è il livello più alto della piramide qualitativa del prodotto vino” – ha evidenziato il presidente Pasetti – “pertanto, una Docg specifica per questo segmento, andrebbe a rafforzare l’immagine del nostro Montepulciano nella sua totalità regionale, evidenziandone la qualità e consentendo di mantenerne alto il valore economico sul territorio di produzione”.
L’appeal tra le giovani generazioni
Il convegno è stato l’occasione per fare il punto su un settore che annovera trentaduemila ettari di superfici vitate di cui ben 17 mila dedicati a Montepulciano (53%), una produzione media di oltre 3milioni e mezzo di ettolitri di vino, 40 cooperative, un consorzio di secondo livello, 22mila viticoltori di cui 225 vitivinicoltori che trasformano l’uva nel prodotto più importante dell’economia agricola regionale, che corrisponde ad un Pil di 300 milioni di euro di cui 120 milioni riservati all’export. Un settore che genera sempre più appeal soprattutto tra le nuove generazioni, come confermano i dati relativi all’ultimo Psr che ha insediato il 19,7% di giovani nel solo reparto vitivinicolo. “I fatti dimostrano che il settore conferma ogni anno nuovi margini di crescita” – ha evidenziato il direttore regionale di Coldiretti Alberto Bertinelli – ma questo importante cambiamento avviene in virtù di una rivoluzione strutturale caratterizzata dall’introduzione di nuove tecnologie, da una maggiore formazione dei tecnici e dalla grande volontà degli imprenditori, che hanno dimostrato una instancabile voglia di riscatto e di crescita”.
Troppa burocrazia
Nel corso dell’incontro – a cui hanno partecipato cantine e imprenditori provenienti da tutta la regione oltre all’Assessore regionale all’agricoltura Dino Pepe – si sono susseguiti interventi tecnici e altri più divulgativi. Dopo le introduzioni di Bertinelli, il responsabile dell’ufficio vitivinicolo, Raffaele Bellisario, ha presentato lo scenario regionale, delineando un settore dinamico e in continua evoluzione rispetto alla produzione e al mercato. Da qui, l’approfondimento tecnico e alcune considerazioni sulla riforma della Politica agricola comunitaria da parte del responsabile nazionale di Coldiretti, Domenico Bosco, che si è soffermato sul nuovo sistema delle autorizzazioni degli impianti vitati, che entrerà in vigore dal 1 gennaio 2016 determinando ufficialmente l’addio ai diritti di reimpianto, che attualmente vengono acquisiti direttamente dai produttori o attraverso la riserva regionale.
Novità importanti che riguardano un settore “strozzato” da una macchina burocratica che incide in media per 100 giornate di lavoro l’anno, pari ad oltre il 20% del tempo lavoro dell’impresa vitivinicola. “In tal senso” – ha evidenziato Bosco – “il pressing di Coldiretti ha determinato nel decreto Campolibero l’attivazione di un processo di semplificazione amministrativa su cui si sta ancora lavorando al fine di far confluire nella normativa in via di approvazione molti altri elementi tra cui un sistema informatico unico con semplificazione degli adempimenti; la revisione del sistema di certificazione dei vini; un’unica struttura di controllo per azienda; la revisione del sistema di vigilanza sul mercato oltre che la revisione del sistema sanzionatorio e le norme di tutela del made in Italy”.
L’assistenza e l’export
Durante i lavori è stato presentato anche l’accordo nazionale tra il Centro di assistenza agricola nazionale (CAA) di Coldiretti e l’Unione italiana vini per consentire alle strutture territoriali di fornire un servizio di assistenza altamente specializzato alle aziende di Coldiretti che aderiranno. Da qui, a livello regionale, la presentazione dell’Assistenza specialistica sul Vitivinicolo, un servizio che fornirà ai soci abruzzesi servizi e consulenza altamente specializzati su: valutazione della conformità legislativa delle etichette, supporto all’export, memorie difensive per contestazioni riguardanti etichettatura, fasi di produzione, documenti, registri, disciplinari e pratiche enologiche. Una assistenza specifica e una “newsletter” riservata ai clienti per comunicare in tempo reale tutte le novità del settore sia a livello comunitario che nazionale e regionale.
Nuove necessità anche alla luce di una maggiore inclinazione del settore all’export, come confermano i dati sull’export su cui si sono soffermati Giuseppe Cavaliere, dell’ufficio promozione delle produzioni della Regione Abruzzo, e Tosca Chersich, dirigente dell’area promozione della Camera di Commercio di Pescara, che hanno testimoniato come gli enti pubblici possano contribuire con programmi specifici a valorizzare il prodotto soprattutto all’estero. I paesi in cui il vino italianano è più apprezzato sono la Germania (21%), gli Usa (16%), Canada (13%), ma anche Giappone (5%), Svezia (5%), Svizzera (7%).
L’Expo, un treno da non perdere
Nuovi mercati e nuovi scenari, da tenere a riferimento, come ha ribadito il presidente di Coldiretti Pasetti, sottolineando a chiusura del convegno che “il vino per l’Abruzzo resta un elemento trainante non solo in termini economici ma di immagine e prestigio, nonché di prospettive future”. E in questa ottica, un immancabile riferimento a quella che sarà la più grande occasione di promozione degli ultimi dieci anni. “L’Expo, ma ogni genere di iniziativa e strumento per la valorizzazione del vino” – ha evidenziato Pasetti – “sarà un treno da non perdere per dimostrare il primato della vitivinicoltura abruzzese e della qualità del suo vino nello scenario economico italiano, e non solo, con margini di crescita sempre più ambiziosi per gli imprenditori più attenti e lungimiranti e si saprà valorizzarlo adeguatamente. Il vino è oggi per l’Abruzzo un elemento di genuinità e di tradizione capace di farci conoscere nel mondo, e per questo va promosso in ogni modo”.