Ha una storia rocambolesca la Madonna in Trono di Pietranico, una terracotta abruzzese del XVI secolo attribuibile a Saturnino Gatti con bambino sdraiato sul grembo. Dopo quasi un secolo di lontananza domani tornerà a Pietranico dove la festeggeranno fino a domenica per riaccoglierla.
Fino al 1925 la statuetta era esposta in una chiesa settecentesca del paese che però fu danneggiata dal terremoto del 19015 e dieci anni dopo venne demolita. La statua scese al vicino museo dell’Abbazia di san Clemente a Casauria venne restaurata, ma anche quello spazio fu provvisorio, quando venne chiuso finì a L’Aquila, in un magazzino dove il paese ne perse le tracce e da cui riaffiorò anni dopo per essere esposta al Castello dell’Aquila, dove venne erroneamente identificata nella Madonna di Civitaretenga. L’amore dei paesani non ha cancellato il pensiero di quella Madonna, anche se a Pietranico è veneratissima un’altra Madonna, quella della Croce, arrivata nel 1600 e apparsa in loco. Tramite una foto si sciolse ogni dubbio, quella aquilana era la statua che lasciò Pietranico e quando arrivò un altro terremoto, quello dell’aprile 2009, la Madonna venne restaurata grazie a dei fondi arrivati dall’Italian American Museum e volò in America per poi essere tradotta al Museo di Casa d’Annunzio dove si troverà fino a domani.
“Siamo felicissimi di riaccoglierla – dice il sindaco Francesco Del Biondo – perché ci appartiene, appartiene alla nostra storia e sarà una ragione importante di più per venire a conoscere il nostro territorio. Abbiamo la fortuna di avere diverse eccellenze culturali: siamo vicini a San Clemente, abbiamo testimonianze barocche rarissime, le Vasche rupestri, cibo e prodotti enogastronomici che parlano d’Abruzzo e della nostra identità, la Madonna ritroverà la sua casa e una volta accolta sarà messa in condizione di essere una bellezza fruibile da tutti”.
La riallocazione in paese sarà seguita in streaming anche da New York, perché è da lì che sono arrivati i fondi dell’ultimo restauro. Ogni sera, invece, ci sarà un’occasione di festa: il 31 con un recital di versi di Modesto della Porta ad opera del poeta guardiese Mario Palmerio, il 2 agosto balli, canti e suoni in piazza con la Compagnia di
Tradizioni e usanze Teatine del professor Francesco Stoppa e del gruppo sardo gemellato “Santu Jagu”; il 3 alle 9,30 sarà riaperta al pubblico la chiesa di San Rocco con una messa officiale da monsignor Valentinetti e dal parroco don Faustino, alle 11 la conferenza ufficiale con Comune, Soprintendenza ai Beni Culturali regionale e i restaratori dell’opera; il 4 agosto mercatino e concerto in piazza e un nuovo evento in streaming con New York, presso la tenuta Rosa Rubra.
“Un’operazione di marketing e identità territoriale importante per tutta la provincia – dice il presidente della Provincia di Pescara Guerino Testa – Sono stato di recente in visita istituzionale a Pietranico e posso assicurare che questo rientro corona un circuito di bellezza e storia di grande impatto”.
Della Madonna, del bambino andato perduto fra un trasloco e l’altro e della sua bellezza la comunità ha un ricordo nettissimo, della chiesa originaria, invece, rimase solo il campanile, integro, malgrado una leggenda: “narra che sotto il campanile si conservi un grande tesoro – racconta il vice sindaco Alfonso Creato – Negli anni 30 venne da Milano un giornalista del Corriere della Sera a indagare. Entrò a Pietranico, conobbe una comunità poverissima e rimaste stupefatto perché il campanile, quello che pare custodisse un tesoro prezioso, fosse ancora intatto. Nessuno aveva provato a verificare la leggenda. Ne chiese il perché alla nostra gente che rispose che il tesoro stava bene dov’era, perché qualora lo avessero cercato, sarebbe finito di certo in mani di persone già ricche, non ne avrebbe goduto la comunità. E questo mistero è rimasto fino ad oggi, conservato sotto il campanile della chiesa di San Rocco”. Quella in cui la Madonna torna dopo 88 anni.
“Stiamo pensando di celebrarla con un evento ricorrente – conclude il sindaco – faremo iniziative in grado di restituirle il posto che merita nel calendario delle celebrazioni religiose e culturali, è un tesoro che ci appartiene e che vogliamo condividere, ma stavolta tenendolo a casa, dove finalmente è tornato”.