È stato appena iscritto nel Registro Nazionale Varietà da Conservazione presso il Ministero dell’Agricoltura, ad opera della Regione Abruzzo, è già presidio Slow Food e gode di un successo di mercato che fa crescere costantemente la domanda: il grano Solina, autentica eccellenza abruzzese, è diventato un caso sovranazionale fra agricoltura e gastronomia.
Per fare il punto su questa antica varietà dall’appeal così contemporaneo, è stato organizzato un incontro pubblico a Sulmona – giovedì 25 maggio 2017 alle ore 15 presso la Sala Farmacia della Badia Morronese – promosso dal Consorzio Produttori Solina d’Abruzzo, presieduto da Gaetano Carboni, impegnato nella tutela e valorizzazione della Solina.
Sono due gli importanti relatori che si confronteranno sugli argomenti legati a «Il caso Solina. Varietà da conservazione e sistemi sementieri» (è questo il titolo dell’incontro), alla presenza dei soci produttori. Riccardo Bocci della Rete Semi Rurali, che sta riservando molta attenzione alla Solina, e Donato Silveri della Regione Abruzzo, l’agronomo che lavorando con l’Agenzia per i Servizi di Sviluppo Agricolo, agli inizi degli anni 2000, è stato il fautore della riscoperta di questa varietà. Introduce il presidente Carboni, per illustrare in particolare gli aspetti più salienti dell’importante progetto voluto dalla Commissione Europea che mira a far conoscere a livello internazionale alcuni casi di biodiversità autoctona agraria recuperata e riproposta al consumo. Sono solo quattro gli esempi scelti in tutta Europa, dopo una stringente selezione di eccellenze, e la Solina d’Abruzzo, unica in Italia, è una di queste. Un ulteriore risultato che conferma l’unicità di questo grano antichissimo, conosciuto come «la mamma di tutti i grani», che l’Abruzzo, la regione verde d’Europa, può vantare grazie all’opera del Consorzio Produttori Solina d’Abruzzo.
Il Consorzio Produttori Solina d’Abruzzo, con sede a Sulmona, raccoglie i soci di tutta la provincia dell’Aquila e di parte della provincia di Chieti e Pescara, impegnati a coltivare le proprie varietà locali e allo stesso tempo a reintrodurre con entusiasmo quelle della tradizione che già da qualche decennio erano state dismesse. Le varietà autoctone di cui attualmente dispone sono cereali e legumi, è in corso l’allargamento della base produttiva per ortaggi e fruttiferi. Tra i cereali sono in produzione il frumento tenero Solina, il frumento duro Ruscìa (un ecotipo siciliano introdotto nell’Abruzzo montano oltre cinquanta anni fa), il farro dicocco abruzzese ecotipo Italia Centrale recuperato dal 1985. Tra i legumi, il Consorzio sta avviando la produzione di diversi tipi di cicerchia, ceci e fagioli, tutti provenienti dalla collezione di germoplasma abruzzese dell’ARSSA.
La Solina, grano antico, vanto d’Abruzzo
È un ancestrale sapore d’Abruzzo, «la mamma di tutti i grani», così viene ricordata e presentata dalla tradizione orale abruzzese questa antichissima varietà di grano, la prima di cui si ha memoria, la madre di tutte le altre conosciute solo successivamente dalla gente d’alta quota dell’Abruzzo. Sono stati infatti il clima rigido ed i terreni poveri di montagna, insieme all’azione dell’uomo agricoltore, paziente e testardo, ad aver plasmato, un secolo dopo l’altro, i geni di questo particolarissimo frumento tenero. Una varietà autoctona dell’Appennino abruzzese che è strettamente connessa alla storia di questa regione. Sue tracce ben marcate sono state rinvenute d’altronde negli atti notarili stipulati presso la Fiera di Lanciano già nel 1500 e poi Michele Torcia, nel suo “Pel paese de’ Peligni” del 1793, racconta come «il pane a Popoli esce dal grano solino» e ne parla come di uno dei migliori del Regno di Napoli.
Di strada ne è stata fatta da allora e la Solina la si è un po’ persa di vista nell’uso quotidiano al di là degli areali strettamente produttivi. Perché di coltura meno semplice di altre tipologie, perché di poca resa, perché costosa sul mercato finale. Ma in tempi di rivalutazione delle specie in estinzione, di consapevolezza alimentare, di attenzione alle produzioni naturali e di riscoperta delle tradizioni più remote, è tornato il tempo del pregiato grano di Solina che ha vissuto e sta vivendo una stagione di rivalutazione e rilancio, cominciata nei primi anni 2000, grazie all’esperto Donato Silveri e agli altri soci del Consorzio Produttori Solina d’Abruzzo, attualmente presieduto da Gaetano Carboni.
La Solina è un grano a taglia alta (120-130 cm) e per questo competitivo con le erbe infestanti. È molto rustico, in grado di resistere per mesi sotto la neve e alle gelate, cresce bene su terreni non eccessivamente fertili, addirittura un eccesso di fertilità gli è dannoso in quanto facilmente si alletta, non può essere forzato con azotature. La somma di queste caratteristiche lo rende particolarmente adatto ad essere coltivato con i metodi dell’agricoltura biologica.
Oggi, come da disciplinare adottato dal citato Consorzio, il territorio di coltivazione contempla tutti i comuni della provincia di L’Aquila ad eccezione dell’area del Fucino delimitata dalla Via Circonfucense per la sua eccessiva fertilità, nonché i comuni montani delle altre tre province abruzzesi (Teramo, Chieti, Pescara) per quelle aree al di sopra dei 750 metri sul livello del mare.
La farina di Solina conferisce al pane ed alla pasta fatti in casa un sapore unico, pieno e deciso ma non eccessivo. Altro elemento fondamentale del pane Solina è il lievito madre (in dialetto “recrisce”), ancora oggi patrimonio comune, condiviso tra le famiglie delle piccole comunità di montagna.
Oggi, oltre a diverse tipologie di farina e pasta secca, con la Solina si producono prodotti sostitutivi del pane (bakery) e dolciari, inoltre è molto apprezzata e utilizzata per preparazioni, tradizionale e gourmet, di ristorazione, pizzeria e pasticceria.