Uno chef che parla col cibo, un vignaiolo che fa parlare le sue viti, una cena che mette insieme il frutto di tanto dialogo nel cuore delle colline pescaresi, dove lo chef foggiano Aldo Massimo, al secolo Zio Aldo, patron di Chacaito, una delle osterie più famose e frequentate della terra di Puglia e il vignaiolo abruzzese Franco D’Eusanio hanno messo insieme una goliardica conviviale.
Allo chef D’Eusanio ha lasciato le cucine della sua tenuta di Nocciano, la casa di Chiusa Grande, vino biologico e tempio della “vinosofia” che lo rende celebre dentro e fuori i confini abruzzesi. Un inviato speciale era l’assessore provinciale all’Agricoltura e Territorio Angelo D’Ottavio, motore del Museo dei Gusti delle Terre Pescarese che nascerà in autunno all’interno del Museo delle Genti di Pescara.
Singolare ospite Zio Aldo, che per l’occasione, raccontano i commensali, ha voluto tutti prodotti tipici abruzzesi per provarsi in una serie di ricette al buio: infatti lui ha cucinato ciò che ha trovato in dispensa. Una personalità davvero singolare, la sua, nato radiologo, diventato chef per passione, quella che da oltre vent’anni mette nel piatto nella sua osteria, che ne rappresenta gusti, carattere e predilezione per tutto ciò che il territorio offre e promuove, artigianato tipico compreso.
Nella cronistoria impressa dalla macchina fotografica di Francesco Furlone, obiettivo di Officina Alchemica il risultato del connubio Abruzzo-Puglia, un viaggio a quattro mani (quelle dello chef e quelle del vinosofo), una cena di cinque portate da leccarsi i baffi e da ricordare, annaffiata dai migliori vini della cantina pescarese, celebre anche per l’alto tasso biologico che li accompagna, dalla terra alla bottiglia.
Dunque, hanno aperto le danze gli antipasti di pomodoro fresco biologico, che hanno fatto strada al primo piatto, il primo, ovvero cordelle di farro e maltagliati di solina con pecorino e pomodoro. La farina tipica abruzzese era una delle specialità con cui lo chef pugliese ha voluto “sporcarsi le mani” per dilettare i palati dei buongustai convenuti e arrivava da San Valentino, allora il secondo primo erano gnocchi di mais con peperoni, carote, cipolla e pomodoro, colti dall’orto e spadellati freschi insieme alle patate.
E in attesa dei due piatti forti… pancetta verace (maiale originario di San Valentino) accompagnata dal “locale” Montepulciano (Perla Nera 2007). Per i dolci: ferratelle di farro con scrucchiata di Chiusa grande – crostata di sfoglia con marmellata di ciliegie e sbrisolini di farro con mandorle.