Aurum. Oro. L‘Oro dell’Aurum era il primo concorso legato al premio che dal liquore prende il nome, che va avanti da tre edizioni e che ha portato nel cuore dell’antico liquorificio pescarese non solo nomi del cinema, della letteratura, ma anche l’enogastronomia. Il concorso è nato per restituire visibilità e dignità culinaria all’Aurum, che è divenuto ingrediente grazie alla creatività dell’Associazione San Benedetto, promotrice del Premio, ideato e condotto da Arianna Di Tomasso, oggi soddisfatta per l’eco e la valenza della manifestazione.
“E’ cresciuta sotto i nostri occhi e ora ha anche preso la strada dell’Expò di Milano per il 2015, grazie all’interessamento dell’Ave, Abruzzo verso l’Expò che ha deciso di puntare su di noi e sul Premio Michetti per l’esposizione universale”, dice a sipario calato. Una serata preceduta da un lavoro di saperi e di sapori, quello legato al premio, con la scelta delle ricette da portare in finale per l’Oro dell’Aurum e arrivate da tutta l’Italia e la composizione dei piatti, che si è svolta nella roccaforte del pastificio Verrigni, a Roseto, in un’assolata domenica di fine estate.
Lì la giuria si è riunita, lasciandosi guidare nel viaggio di due particolarissime ricette che hanno avuto come ingrediente l’Aurum oggi prodotto dall’Ilva di Saronno.
Due i finalisti: uno legato al territorio abruzzese e pescarese, Amedeo Prognoli, docente di Laboratori di cucina presso l’Ipssar De Cecco e Andrea Battistella, chef piemontese, titolare del ristorante Soms ad Alessandria. Si sono sfidati con due piatti di antipasto, descritti in ricetta e preparati nella cucina colorata di Verrigni, durante una mattinata fra piatti e bicchieri.
I due chef hanno descritto le fasi, illustrato il modo di inserire l’Aurum nel piatto, raccontando il territorio. Molto legato all’Abruzzo e ai luoghi di d’Annunzio il primo piatto, firmato da Prognoli, Riccioli di seppiolina e caviale di Aurum, fatto con arance dei trabocchi, una costa che fu cara a d’Annunzio e alle sue creazioni letterarie, citata nel piatto dal sapore morbido e dalla grande innovazione (il caviale è stato ottenuto facendo reagire il liquore con un addensante che lo ha sferizzato, trasformandolo in tante piccole palline che lo rendevano caviale. Interessante anche il modo di cuocere la seppia, bollita, raffreddata e poi tagliata in modo sottile per ricavarne uno spaghetto con dito con un pepe rosa molto particolare. Sapore meno delicato, ma di grande profondità.
Consistenze e sapori decisi e diversi quelli invece messi insieme nel Gambero ubriaco di Aurum dello chef Battistella. Ingredienti dannunziani, ma anche piemontesi quelli scelti, come il riso, e i gamberi, più nordici che adriatici. Consistenze morbide alternate alle croccanti, un sapore più deciso, capace di aprire frontiere all’Aurum diverse da quelle regionali, in cui comunque rientra grazie al primo piatto.
E la giuria, presieduta dallo chef della seduzione Domenico Sorrentino, decide per una parità. Questo perché i due piatti rispecchiano il sapore caldo, abruzzese e al contempo internazionale del liquore, buono per ricordare all’Abruzzo le sue origini, buono anche per entrare a pieno ritmo in una cucina più fusion, dove gli ingredienti compongono un puzzle territoriale più ampio.
I due chef hanno concluso la kermesse dell’Aurum, condotta dal giornalista Gianluca Marchesani e dopo un aperitivo al Verrigni store di Piazza Salotto, a Pescara, insieme ai premiati e ad ospiti quali pure Cino Tortorella, mago Zurlì di ritorno dalla Puglia dove ha girato un documentario sull’obesità infantile. La serata si è accesa con i premi Auurm conferiti alla Letteratura, quello di Donatella Di Pietrantonio per Bella mia, il suo ultimo libro: “L’Aurum è di certo più buono dello Strega”, si è schermita la scrittrice, che era stata selezionata per il premio Strega per le sue fatiche letterarie. Bel riconoscimento anche per il fotografo pescarese Stefano Schirato, autore di un fotoreportage sulla migrazione dall’Africa al sud isolano, One Way, trasmesso alla platea, poco prima di un compagno di viaggio e mattatore qual è Rocco Papaleo, premio Aurum per il Cinema con il suo Basilicata coast to coast, di cui lo stesso Schirato è stato narratore con le foto di un back stage che: “Se le avessi viste prima di fare il figl, di sicuro lo avrei fatto meglio – ha detto Rocco ricevendo il premio in un succedersi di battute e e gags con il pubblico e gli ospiti e gli sponsor, fra cui Verrigni, la signora della pasta alla quale l’attore ha proferito – Noi della Verrigni facciamo la pasta non più col bronzo, ma con l’oro, perché esce meglio, più ruvida e tiene meglio la cottura”, così un imprevisto spot fra le risate generali.
Il premio ha ospitato anche il libro Tundurundù di Marco Eugenio Di Giandomenico, patron dell’Ave che ha selezionato il Premio Aurum per l’Expò 2015. L’appuntamento è alla prossima edizione, anzi no, agli eventi che riguarderanno di nuovo la cucina, perché le due ricette saranno filmate, diverranno uno spot e seguiranno sia le sorti del liquori, che quelle della manifestazione, all’Expò 2015.